Digitalizzazione aziendale: che livello di maturità digitale hanno le aziende in Italia?

In un mondo caratterizzato sempre di più dalle nuove tecnologie e da un dinamismo verso quella che è la quarta rivoluzione industriale, occorre parlare di digitalizzazione aziendale, o meglio maturità digitale nelle imprese. La maturità digitale in queste aziende, infatti, interessa anche l’innovazione di prodotto e la capacità di lanciare nuovi prodotti sul mercato accorciando il time to market. Queste capacità sono sempre più importanti, tanto che tra gli investimenti riconosciuti all’interno del Piano Nazionale Transizione 4.0 figura proprio il PLM (Product Lifecycle Management).

Il PLM non è solo tecnologia, ma un insieme di approcci e sistemi che mirano ad accompagnare la cultura aziendale verso una collaborazione capillare tra gli utenti e verso un’ottimizzazione del flusso di informazioni lungo le fasi del ciclo di vita dei prodotti; anche attraverso una piattaforma digitale integrata.

Ma perché è utile un’analisi della maturità digitale delle imprese produttive italiane?

Perché lo spaccato della situazione italiana può aiutare tutte le imprese a capire a che livello sono rispetto alla media nazionale (o internazionale, in altri casi), e farsi aiutare nell’analisi significa massimizzare gli investimenti in innovazione digitale. Grazie ad una stima dell’attuale maturità nell’uso di sistemi digitali relativi al PLM, ove presenti, l’azienda potrà essere sicura di stare sfruttando al massimo la tecnologia già in uso, e capire precisamente dove investire ex novo.

Digitalizzazione in Italia: a che punto siamo

Abbiamo intervistato un nutrito numero di aziende italiane del settore Industrial Equipment. Questo segmento è di particolare interesse per un’analisi di questo tipo perché le realtà industriali sono caratterizzate da un’elevata complessità organizzativa e di prodotto, e di conseguenza sono quelle che maggiormente potrebbero beneficiare dei risultati di questa analisi.

A queste aziende, quindi, è stato sottoposto un questionario con alcune domande, per testare quanto siano “mature” riguardo alla digitalizzazione. Più del 60% delle aziende intervistate opera sia sul mercato nazionale che su quello internazionale. Circa la metà del campione ha un numero di dipendenti superiore ai 250, e la restante metà si colloca al di sotto. Per quanto riguarda il fatturato, la maggior parte (62%) si posiziona sotto i 100 mln €/anno.

Cosa si è voluto indagare:

Le domande si sono concentrate in prima battuta su conoscenza e utilizzo del PLM, e nello specifico quale copertura abbia sui processi aziendali. In seconda battuta invece, si è passati ad analizzare come questo sia interconnesso agli altri sistemi aziendali in uso (dall’ERP a software specifici per la gestione della progettazione o della documentazione) e allineato alla roadmap di investimento aziendale.

Infine, si sono indagati i fattori che ostacolano e limitano maggiormente i processi di rinnovamento e digitalizzazione.

Le risposte delle aziende 

Su un campione di 60 aziende intervistate, è emerso che il 60% utilizza strumenti PLM prevalentemente per coprire i processi di progettazione tecnica di prodotto. Nonostante gli strumenti in uso potrebbero avere le potenzialità per una maggiore integrazione di processo, sia dal punto di vista degli strumenti che dalle persone coinvolte, la copertura di processo è ancora relegata alla progettazione e definizione della distinta CAD da parte del solo ufficio tecnico.

Tra questi più del 53% ha intenzione nei prossimi 3 anni ha di continuare a investire il proprio budget ampliando le funzionalità non solo all’ufficio tecnico ma anche a copertura delle altre aree aziendali, quali per esempio r&d, produzione, marketing e qualità. Di certo uno dei fattori favorevoli agli investimenti è rappresentato dagli incentivi previsti dal Piano.

Il 75 % del campione intervistato utilizza ancora strumenti destrutturati e non interamente integrati all’interno del processo di innovazione prodotto. La collaborazione tra reparti e lo scambio dei dati avviene perlopiù con l’ausilio di soluzioni dipartimentali e/o tool generalisti (excel, email, …) che rendono complesso la possibilità di avere un’unica fonte della verità sui prodotti.

Inoltre, gli utenti che utilizzano un software PLM nella quotidianità hanno evidenziato che le principali criticità affrontate durante l’implementazione sono riconducibili per il 30% alla presenza di procedure storiche consolidate che non mirano all’efficienza organizzativa e di processo; mentre il 25% è riconducibile alla resistenza delle persone al cambiamento e timore di perdita del know-how aziendale. L’implementazione di un software.

Per il restante 40% delle aziende che non utilizzano il PLM, si delinea un quadro piuttosto interessante. Sul campione preso in esame, il 26% non conosce le potenzialità di un software integrato per la gestione del processo di sviluppo nuovo prodotto, il 23% non lo ritiene tra i processi strategici aziendali; mentre al contrario più del 40% l’ha inserito tra i processi di miglioramento futuri, fortemente richiesto dalle aree coinvolte nel processo di innovazione.

Tra le aziende che non hanno un software PLM, più del 35% ricopre tali processi con sviluppi custom sull’ERP aziendale, quali ad esempio l’aggiunta di attributi di prodotto specifici utilizzati dall’ufficio tecnico o la strutturazione di un workflow approvativo delle specifiche di prodotto tra i vari reparti; questa soluzione sub-ottima di emulazione dei software PLM mira alla copertura del processo senza la piena soddisfazione sia in termini di usabilità che di estensione funzionale.

Per circa il 48% di queste aziende intervistate, gli ostacoli maggiori che vincolano la scelta di una soluzione PLM dipendono da:

  • mancanza di una forte cultura al cambiamento
  • paura delle persone di perdere le conoscente acquisite
  • procedure storiche consolidate

Molto spesso l’azione di implementare di un software PLM viene vista come una non priorità aziendale e viene messa in secondo piano. È  importante tuttavia riuscire a comunicare a queste aziende che le potenzialità di questo strumento sono molteplici, una fra tutte il valore strategico dato dallo sviluppo di integrazione dei processi e supporto alla condivisione dei dati in maniera controllata e sicura.

Conclusioni

L’affermazione e la diffusione del PLM in Italia stanno crescendo più rapidamente di quanto si creda, e ne è la dimostrazione il fatto che il successo si stia allargando anche alle piccole e medie imprese.

D’altro canto, è emerso che esistono diversi fattori che limitano la diffusione del PLM. Da quelli psicologici a quelli culturali, come la resistenza al cambiamento e il timore di perdita di Know How, fino alla difficoltà di uscire da schemi di procedure obsolete e abitudini oramai consolidate. Il superamento di tali ostacoli costituisce un cambiamento radicale, di vera e propria cultura aziendale.

La digitalizzazione aziendale costituisce, quindi, una trasformazione globale. La multidisciplinarietà del PLM garantisce l’armonizzazione dei costi, la ricerca della qualità e la creazione di nuovi canali di condivisione e vendita.

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