Bilancio di sostenibilità: il modo migliore per misurare l’impatto ambientale delle aziende​

Il nome può trarre in inganno, ma il bilancio di sostenibilità non è un rendiconto correlato all’andamento economico di un’azienda o alla chiusura dell’anno fiscale. È invece un modo utilizzato dalle organizzazioni per rendere noto il proprio impegno in materia di sostenibilità e i risultati raggiunti. Alcune tipologie di aziende sono obbligate a redigerlo, ma, più in generale, è un atto spontaneo compiuto una volta l’anno e che ha l’obiettivo di accrescere la fiducia degli stakeholder e a migliorare la propria reputazione. Proprio per questo il bilancio di sostenibilità va oltre gli aspetti finanziari, ma porta a includere all’interno delle attività aziendali anche i risultati ottenuti in ambito sociale e ambientale.


Quanto è importante la sostenibilità per gli italiani? 
 

Secondol’Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile che dal 2015 redige annualmente LifeGate, per gli italiani la sostenibilità è sempre più una cosa seria. Lo provano i numeri: nove anni fa, il 40% della popolazione la indicava come una moda passeggera e un altro 12% era indeciso sul giudizio da dare. I dati raccolti nel 2023 mostrano che le cose sono radicalmente cambiate e per il 68% degli italiani la sostenibilità è oggi un tema molto sentito. E se si guarda al futuro sono oltre 39,5 milioni (il 79% della popolazione) gli italiani che dicono di voler riflettere sulla sostenibilità, discuterne e farla propria. 

Non solo. Gli italiani acquistano sempre più da aziende che offrono prodotti e servizi sostenibili(61%) o dotate di certificazioni (54%). E il 26% è disposto a pagare di più per l’acquisto di beni, purché siano eco-friendly. Inoltre, valutano fondamentali la trasparenza e l’onestà delle imprese, tanto da considerarle fattori cruciali nelle decisioni di acquisto. 

Prova di questa preferenza si trova anche in una scelta della Banca d’Italia che, già dal 2019, utilizza criteri inerenti all’ESG (Environmental, Social, Governance) e ai risultati conseguiti nella gestione dei propri portafogli non di politica monetaria.


Chi ha l’obbligo del bilancio di sostenibilità
 

Come detto, oggi la decisione di mantenere una rendicontazione delle informazioni non finanziarie nel contesto del profitto è essenzialmente spontanea. Oggi, per legge sono tenute a redigere un bilancio di sostenibilità solo le aziende quotate e del settore bancario-assicurativo e quelle che hanno più di 500 dipendenti e raggiungono determinati risultati in termini di stato patrimoniale e ricavi.  

L’Unione Europea ha però deciso di estendere l’obbligo della rendicontazione sulla sostenibilità a tutte le imprese con oltre 250 dipendenti e un fatturato mimino di 40 milioni di euro, nonché alle aziende quotate, a eccezione delle microimprese. Le PMI quotate saranno soggette a standard meno stringenti e dovranno aderire al nuovo sistema di rendicontazione a partire dal 2026, con la possibilità di posticipare l’adesione fino al 2028 in determinate condizioni. 

Il 5 gennaio 2023 è entrata in vigore la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Rispetto alla precedente Non Financial Reporting Directive (NFRD), questa nuova direttiva modernizza e rafforza le norme relative alle informazioni sociali e ambientali che le aziende devono comunicare. Tra le principali novità introdotte, spicca l’ampliamento delle imprese interessate a livello europeo, che passa da 11.600 a 49.000 (con quasi 7.000 solo in Italia), e che saranno coinvolte secondo specifiche tempistiche. 

Le prime aziende dovranno applicare le nuove regole per la prima volta nell’esercizio finanziario 2024, per i bilanci pubblicati nel 2025. E dovranno redigere il bilancio e la relazione sulla gestione in formato XHTML, contrassegnando con tag le informazioni sulla sostenibilità.


Le nuove regole per le banche
 

Nel 2022 è stata introdotta una serie di cambiamenti normativi che hanno influenzano l’operato degli intermediari finanziari. Attraverso il Banking Package (un pacchetto di revisione normativa sui requisiti patrimoniali delle banche), la Commissione Europea ha sottolineato la necessità di rafforzare la resilienza del settore bancario ai rischi ESG. 

Le banche, da meri fornitori di prodotti finanziari, sono diventati partner chiave nell’identificazione di settori e aziende esposti a rischi ESG. Le nuove regolamentazioni, come l’SFDR (Regolamento sulla sostenibilità nel settore finanziario), hanno richiesto ai gestori patrimoniali di dimostrare la conformità ai criteri ESG nel processo decisionale di investimento e nella gestione del rischio. 

In passato, la banca concedeva credito basandosi unicamente sulle garanzie patrimoniali presentate. Oggi è invece tenuta a valutare sia le proiezioni di redditività del cliente sia anche le molto più complesse prospettive di sostenibilità.


Come fronteggiare una difficile sfida 
 

Nonostante debba essere conforme a parametri di misurazione e classificazione stabiliti, la gestione efficace della sostenibilità aziendale, richiede un approccio integrato. È perciò cruciale creare ecosistemi digitali che armonizzano le esigenze aziendali con le opportunità tecnologiche per promuovere la responsabilità sociale, l’inclusività e la sostenibilità economica e ambientale. 

Un elemento chiave in questo contesto è l’utilizzo di soluzioni software avanzate, progettate per gestire in modo strutturato, semplice e autonomo gli aspetti cruciali della sostenibilità. Queste soluzioni dovrebbero facilitare una redazione collaborativa semplificata dei documenti da parte di diverse funzioni aziendali, produrre report conformi agli standard internazionali e normativi, coordinare l’intero processo di sostenibilità e offrire un motore di reporting potente e dinamico. 

Tra le caratteristiche che dovrebbe avere una valida soluzione software, sono da evidenziare la facilità d’uso (per diffondere la cultura del reporting anche alle funzioni non finanziarie), la misurazione dell’impatto economico, sociale e ambientale, l’integrazione delle informazioni non finanziarie nella comunicazione aziendale e la capacità di raccogliere e analizzare i dati ESG. 

Inoltre, diventa essenziale un’intuitiva e semplice capacità di rappresentare i dati inerenti alla sostenibilità, per un uso interno ed esterno, soprattutto per coinvolgere gli stakeholders. Tali peculiarità sono tipiche di un software CPM (Corporate Performance Management).


Il ruolo essenziale del software CPM
 

Il software CPM è uno strumento solitamente usato dalle grandi organizzazioni per definire e gestire le strategie necessarie al monitoraggio delle attività. Viene impiegato per creare e implementare metodologie e processi, consentendo il tracciamento dei KPI legati ai target aziendali. Sebbene l’analisi delle prestazioni finanziarie e della redditività rimanga l’obiettivo principale, l’utilità delle funzioni del software CPM si estende a vari dipartimenti. 

Il software CPM risulta particolarmente adatto alla gestione e alla redazione del bilancio di sostenibilità, offrendo vantaggi specifici, come il monitoraggio, l’elaborazione e la sintesi dei dati ESG, la restituzione di una visione globale della sostenibilità aziendale e la centralizzazione della gestione dei dati ESG. Tre lea altre caratteristiche troviamo l’analisi costante dei KPI per definire strategie a medio-lungo termine, la convalida dei dati attraverso un workflow autorizzativo, l’incremento dell’interesse e del coinvolgimento degli stakeholders e la possibilità di utilizzare tecnologie SaaS o on-premise. 

Redigere un bilancio di sostenibilità richiede il rispetto di parametri e metriche complessi. Per affrontare questa attività, è essenziale adottare uno strumento adeguato e collaborare con un partner in grado di comprendere le necessità peculiari dell’azienda. 

ebook bilancio sostenibilità