Ormai è risaputo che i dati siano il vero valore dell’azienda e ogni organizzazione ne dispone in quantità. In realtà, però, avere tanti dati non è di alcuna utilità se non si ha una cultura adatta a gestirli per estrarne il valore intrinseco. In sostanza, se manca la Data Literacy.
Cos’è la Data Literacy
Possiamo riassumere la Data Literacy come la capacità di leggere, lavorare, analizzare e argomentare (con) i dati, nonché l’abilità di estrarre il valore, anche economico, che essi sono in grado di generare. Stando a tale definizione, la Data Literacy non è una capacità monodimensionale, ma prevede 3 tipologie di competenze:
- Competenza verbale
- Competenza numerica
- Competenza grafica
Si potrebbe quindi pensare alla Data Literacy come a un traguardo a cui tutti possono aspirare, riassumibile tramite un “punteggio” che viene attribuito all’azienda. Tuttavia, è importante considerare che ciascun individuo all’interno dell’organizzazione deve raggiungere un livello di Data Literacy adatto alle attività che normalmente svolge, al fine di massimizzare l’utilità e gli sforzi dell’organizzazione in tale ambito.
Una buona Data Literacy fa prendere decisioni migliori
Gartner sostiene che “la scarsa Data Literacy è classificata come il secondo più grande ostacolo interno al successo dell’ufficio del CDO. Entro il 2023, diventerà essenziale per promuovere il valore aziendale, come dimostrato dalla sua inclusione formale in più dell’80% delle strategie di analisi e dati e nei programmi di gestione del cambiamento”1. Una percentuale così alta di inclusione è dovuta a una semplice consapevolezza, ormai di dominio pubblico all’interno delle aziende: persone con una buona Data Literacy prendono decisioni migliori, e lo fanno più velocemente. Un uso consapevole del dato, infatti, aumenta la capacità delle organizzazioni di dare seguito agli obiettivi di business e a navigare la naturale complessità dell’attuale contesto competitivo.
Dall’individuo a una Data Literacy pervasiva in tutta l’azienda
All’interno delle aziende, non è inusuale trovare punte di diamante in termini di Data Literacy. Solitamente si tratta di piccoli team, aree di business o singole persone, che hanno conoscenze approfondite sull’utilizzo dei dati per le loro mansioni, hanno creato processi adeguati di utilizzo del dato nel tempo e spesso sono riusciti a portare risultati notevoli grazie a questa capacità, al contrario di altre funzioni in cui l’utilizzo del dato risulta più “buio” e complicato.
In queste circostanze, tali soggetti si trovano a essere isolati e creano un dislivello all’interno dell’azienda, dovuto al fatto che solitamente il passaggio di competenze non si diffonde ma rimane circoscritto.
La Data Literacy è pervasiva all’interno di un’organizzazione solo quando i dati diventano parte integrante dei meccanismi aziendali e vengono realmente utilizzati per prendere decisioni e comunicare all’interno e all’esterno. In tal senso, la Data Literacy non è più una competenza dei singoli individui, ma è parte di un meccanismo più ampio e complesso, in cui il dato è visto come patrimonio condiviso su cui tutti possono fare affidamento (i dati sono un bene comune).
Le sfide della Data Literacy
Intraprendere un percorso di Data Literacy all’interno di un’azienda comporta un grande passo per le organizzazioni, che spesso devono fare i conti con la resistenza al cambiamento organizzativa e altre sfide interne come la scarsa diffusione di competenze Data&Analytics e la mancanza di leadership virtuose nell’uso del dato che rallentano il diffondersi della cultura sul dato stesso. A queste si aggiungono l’assenza di governance e di un linguaggio comune all’interno dell’azienda e delle singole funzioni, l’insicurezza e la mancanza di confidenza con il dato che provocano, soprattutto all’inizio, una sorta di riluttanza nel mettersi in gioco, e infine, ma non meno importante, le diverse modalità di apprendimento a cui gli individui sono propensi che comportano un impegno ulteriore nello scegliere le metodologie più adeguate al contesto aziendale.
Vantaggi, benefici e il fattore tempo
Una volta intrapreso un percorso di Data Literacy, sono però tanti e diversi i benefici che si raggiungono all’interno dell’organizzazione. Spesso tali benefici si traducono in un miglioramento generale delle performance e dei KPI aziendali. In generale, possiamo schematizzarli come segue:
- Consapevolezza dei limiti e delle potenzialità dei dati
- Aumento della competitività aziendale sul mercato
- Capacità di prendere decisioni migliori più velocemente
- Impatto positivo su performance aziendali e indici di redditività
- Business insights più approfonditi e immediati
- Decisioni aziendali più consapevoli e fondate sul dato
- Maggior coinvolgimento della forza lavoro.
Un aspetto che accomuna tutti i punti sopra elencati è un buon utilizzo del fattore tempo. Data Literacy vuol dire, infatti, che gli individui impiegano molto meno tempo per decidere quali siano le analisi di cui hanno davvero la necessità, per estrarle o fare in modo che venga creato un processo che le estragga per loro. E infine, per giustificare il perché di tali numeri ad altri membri dell’organizzazione, al fine di prendere le decisioni in modo consapevole.
A questo si collega un ulteriore vantaggio che genera la Data Literacy, importantissimo nel periodo storico che stiamo vivendo di costante e incontrollata proliferazione dei dati: una sostanziale riduzione della circolazione di informazioni, ovviamente quelle ridondanti, non importanti all’interno delle analisi data da una maggiore consapevolezza sull’utilizzo del dato, che deve dare un vero valore aggiunto per essere presentato, permettendo di far entrare gli individui e l’azienda in una sorta di consapevole “minimalismo sui dati”.
Migliorare la Data Literacy in 3 step
Il percorso di Data Literacy comporta solitamente 3 step essenziali:
- condurre una ricognizione sull’attuale livello di Data Literacy presente in azienda;
- definire degli obiettivi legati al livello di Data Literacy che si intende raggiungere e comunicarli a tutta l’azienda;
- costruire percorsi di formazione e di apprendimento adeguati, supportati da processi ad hoc di diffusione della Data Literacy.
A livello strategico è molto importante lavorare, in modo diverso e con strumenti specifici, su vari livelli dell’organizzazione, per aumentare la consapevolezza e l’autonomia rispetto all’uso e alla valorizzazione dei dati e generare dei processi che supportino la cultura del Data Driven Decision Making nel tempo. A tal proposito, a meno di non avere un team di esperti di tale materia all’interno della propria azienda, è consigliabile rivolgersi a degli esperti D&A che sappiano guidarci in un percorso di Data Literacy, attraverso sessioni di management coaching, workshop guidati e revisioni della governance organizzativa, per supportare gli individui nell’utilizzo corretto ed efficace dei dati e nello sviluppo delle competenze aziendali.
Da un lato, quindi, tale programma permette solitamente agli individui di accelerare la loro crescita e allo stesso tempo aiuta le aziende a navigare il complesso panorama della trasformazione digitale.
1 Fonte: Gartner