HR come Horsa Resources: intervista di ottobre a Valeria D’Agata

La nostra Horsa Resource del mese è Valeria D’Agata, Senior Consultant e Team Leader. Siciliana per nascita e milanese per necessità, con diversi anni di esperienza alle spalle sebbene giovanissima, Valeria è specializzata nella consulenza in ambito finance, come scopriremo meglio nel corso dell’intervista.

Conosciamoci! 

Ciao, Valeria! Dicci qualcosa di te. 

Ho 36 anni e sono di origine catanese. Un mese dopo essermi laureata in Ingegneria Gestionale, ho deciso di “migrare” dal Sud al Nord alla ricerca di opportunità di crescita. Mi sono trasferita a Milano nella speranza di trovare un ambiente più attinente ai miei studi e alle mie ambizioni professionali in un contesto stimolante e meritocratico. Devo dire che così è stato: Milano è ormai parte di me, della mia vita. Se mi si dovesse chiedere se mi manca la Sicilia risponderei che sì, mi manca, ma ormai ci vado quasi più da turista o comunque per rivedere la mia famiglia. Non credo che ci tornerei, lavorativamente parlando. Spero che le cose cambino, ma la realtà attuale fa sì che molti giovani scelgano di emigrare. 

Sono meridionale anch’io e non posso che comprendere quanto dici, conosco le difficoltà di lasciare la propria terra. Parliamo ancora del tuo percorso: in questo momento, di cosa ti occupi di preciso? 

Sono un Senior Consultant nell’ambito dell’Information Technology; ricopro anche il ruolo di team leader in merito a un team di supporto alle aziende per la trasformazione digitale nell’ambito finance. Grazie a Horsa sto inoltre svolgendo un percorso di formazione e affiancamento finalizzato a ottenere la certificazione di Project Manager: la possibilità di coniugare le attività lavorative quotidiane e un iter di crescita è per me molto significativo. 

 Certamente la paura è forse sempre un po’ quella di ritrovarsi in una sorta di “plateau” professionale. Da quanto tempo svolgi questo mestiere?   

 Ho iniziato a lavorare in SAP nel 2014. Dopo pochi giorni dal mio trasferimento a Milano ho ottenuto un colloquio con una società internazionale; da lì è iniziata un’esperienza estremamente formativa, da punto di vista sia umano che professionale.  

 Da quanto tempo fai parte di Horsa?   

Nel 2018 ho ricevuto un’offerta da CST Consulting che poi è diventata parte del gruppo Horsa.  

E cosa ti piace fare nel tempo libero?  

Sono un’amante delle camminate: mi piace moltissimo fare trekking e scoprire posti nuovi. Ultimamente ho sviluppato anche una passione per il padel. Inoltre, adoro le serie tv. Non sempre riesco a fare tutto quello che voglio, soprattutto considerato il percorso che sto facendo, per cui sono sempre alla ricerca dell’equilibrio tra vita privata e lavoro. 

Ci racconti di quella volta che… 

C’è stato un momento in cui hai capito che volevi fare questo mestiere? Se sì, puoi raccontarcelo?  

Quando ero in terza media avevo già deciso in cosa mi sarei laureata e dove sarei andata a vivere. Sono sempre stata abbastanza ambiziosa: da piccola il mio film preferito era “Una donna in carriera” … Ovviamente dopo Dirty Dancing! 

La passione per questo mestiere è nata durante il mio primo progetto; quando mi sono trasferita a Milano il mio sogno era in realtà quello di fare marketing. Ho comunque colto l’opportunità al volo pensando che sarebbe stata una sorta di “trampolino di lancio”, un’esperienza passeggera che mi avrebbe poi aiutato a perseguire i miei obiettivi. La “scintilla” per il lavoro di consulente è scattata lavorando in team e assistendo all’impatto positivo che il progetto ha avuto sul cliente; per me, questo è l’aspetto più gratificante. Non è un qualcosa che accade tutti i giorni e può capitare che il cliente abbia anche delle idee differenti, e quest’ultima è una tra le sfide più importanti di questo lavoro.  

Indubbiamente è così. A questo proposito, puoi raccontarci di un momento che, secondo te, ti ha “definito” come consulente?  

Uno dei periodi lavorativi che mi ha segnata di più durante il mio percorso ha avuto luogo nel corso delle mie esperienze precedenti, quando sono diventata team lead: nel team che gestivo vi erano colleghi di età anagrafica al di sopra della mia e costruire un rapporto positivo non è stato sempre facile. Da quell’esperienza ho capito che non ci si può relazionare con tutti allo stesso modo e che bisogna sempre comprendere chi si ha davanti. Potrei però anche menzionare tanti aspetti positivi, tra cui le promozioni e i riconoscimenti, nonché la rapidità del mio percorso di crescita, che mi hanno motivata nel tempo. 

Possiamo quindi dire che questa crescita rapida sia stata un po’ un’arma a doppio taglio? 

Sì. Crescere così rapidamente è stato gratificante da un punto di vista personale; da un punto di vista relazionale, però, all’interno dell’ambiente di lavoro, si è in passato rivelato complicato. 

Ti è capitato di doverti interfacciare con persone conosciute in altri contesti, su altri progetti o al di fuori del lavoro, ma con un ruolo diverso, per esempio con una seniority più alta o con impronta manageriale? 

Sì. Durante altre esperienze lavorative, mi è capitato che i rapporti si deteriorassero un po’, anche con persone che magari non facevano parte del mio team. Non è comunque semplice riuscire a imporsi nel proprio ruolo, soprattutto se la seniority dell’interlocutore è più avanzata della tua. 

Dicci di più 

Ho una piccola sfida per te: se dovessi spiegare il tuo lavoro a un bambino di 8 anni, cosa gli diresti?  

Questa credo che sia la domanda più temuta dai consulenti, pensa che faccio ancora fatica a spiegare ai miei genitori cosa faccio di mestiere! Quando ho lavorato su un progetto il cui cliente era un’azienda molto nota nell’ambito dell’energia, a casa c’era questa convinzione che io gestissi tutto il ramo delle bollette… Per cui, ogni volta che si verificava un problema con una bolletta, i miei parenti chiamavano me. 

In effetti non è semplice spiegarlo neppure a chi magari è in età più avanzata. 

Sì, perché quella del consulente informatico è una figura nuova, innovativa, non assimilabile a ruoli lavorativi “tradizionali” come quello della maestra o del medico. Per rispondere alla domanda precedente, se dovessi spiegare cosa faccio a un bambino di 8 anni direi che il mio lavoro si svolge prettamente in team, che si tratta di un lavoro di squadra il cui obiettivo è aiutare le persone che fanno parte di altre aziende a lavorare meglio suggerendo all’azienda gli strumenti più tecnologici per cambiare il modo di lavorare guardando al futuro.   

 Qual è il consiglio più importante che sentiresti di dare a una risorsa che si approccia oggi alla tua professione?  

Ti rispondo dicendo quello che avrei voluto sentirmi dire io e che dico anche alle risorse junior che lavorano con me oggi: non è un lavoro semplice, ci si interfaccia molto con le persone, ma la chiave è viverla come una sfida e non smettere mai di crederci. Bisogna avere fiducia nelle proprie competenze e capacità e in ciò che si intende realizzare, rimanendo al contempo se stessi e coltivando il proprio talento. 

 Qual è l’aspetto più importante da tenere in considerazione nei rapporti interpersonali rispetto al ruolo che ricopri?  

All’interno dell’ambiente di lavoro crescere significa anche imparare a instaurare relazioni di fiducia con i colleghi. La parola chiave di questo mestiere è “teamworking”: si tratta di un aspetto che va curato perché fondamentale per noi e per la buona riuscita del nostro lavoro. 

Le parole delle Horsa Resources 

 Se dovessi associare 3 parole al mestiere del consulente, quali sarebbero?  

Partirei dal “team working” di cui parlavo prima. Considerando quanto detto in precedenza, assocerei anche i termini “innovazione” e “crescita”. 

Valeria ci ha parlato di trasformazione digitale e innovazione, ma qual è il livello di maturità digitale delle aziende italiane? Clicca qui per scoprirlo con noi!

Ringraziamo tantissimo Valeria per aver partecipato a questa prima edizione della rubrica “Horsa Resources” e vi diamo appuntamento al prossimo mese.

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