HR come Horsa Resources: intervista di marzo a Irene Aringes

La nostra Horsa Resource del mese è Irene Aringes. 

Conosciamoci!   

Ciao, Irene! Dicci qualcosa di te.  

Sono nata a Bologna nel 1988, anche se il cognome non lo direbbe. Grata e fiera di essere bolognese, amo la mia città. Sono laureata in ingegneria gestionale. Ho lavorato, finito il percorso di studi, come utente finale in qualità di pianificatore della produzione. Dopo 3 anni di questo tipo di esperienza mi sono spostata in consulenza. 

 Il mio percorso è molto simile al tuo, e si tratta di un percorso un po’ insolito. Nel tuo caso, cosa ti ha spinto ad approdare al mondo della consulenza?

Nell’azienda in cui sono stata utente finale stavano implementando SAP; io avevo fatto la mia tesi di laurea proprio su SAP e dato ciò, nonché per la mia propensione a imparare cose nuove, sono diventata una Key User del progetto. Ho iniziato come Key User per l’area PP e man mano lo sono diventata anche su altre aree, diventando così un punto di riferimento per gli utenti. Questo mi ha incoraggiata a mettermi alla prova nel mondo della consulenza. 

Qual è, quindi, secondo te, il valore aggiunto dell’aver lavorato prima presso un’azienda finale?

Si possono indubbiamente comprendere con maggior immediatezza le dinamiche e le difficoltà del cliente ed è più semplice entrarvi in sintonia. È più semplice immedesimarsi nell’operatività dell’End User avendo un percorso simile alle spalle. 

Quale pensi sia il miglior approccio per entrare in sintonia con il cliente?

Comprendere le difficoltà dell’utente, mettersi nei suoi panni, sforzarsi di “parlare la lingua” dell’utente finale. L’utente finale, rispetto al consulente, ha un approccio più pratico: capirne a fondo l’operatività è davvero la chiave di volta. 

Condivido appieno la tua analisi. Da quanto tempo fai parte di Horsa?

 Dal 2017.  

 Cosa ti piace fare nel tempo libero? Sei super organizzata come al lavoro o più spontanea con i tuoi programmi?

L’organizzazione fa parte della mia natura, ma nel tempo libero tendo a essere più spontanea e a improvvisare, forse per compensare le 8 ore di lavoro. Stare all’aria aperta mi ricarica. Mi piace fare sport, pratico da tanti anni yoga e spinning, sport contrastanti tra di loro. Lo sport, qualsiasi esso sia, è un allenamento anche mentale; la componente mentale è un po’ ignorata nello spinning, ma mi piace pensare all’ipotetico “viaggio” come metafora di vita fatta di ostacoli e difficoltà da superare per arrivare in vetta. È  uno sport in cui serve molto allenamento, soprattutto, mentale per adattarsi alla fatica:  serve molto allenamento e la mente deve adattarsi ai nuovi livelli di stress ai quali la sottoponiamo, cosa difficile in quanto spesso è la nostra stessa mente a porci dei limiti ben prima che lo faccia il nostro fisico. I valori che stanno dietro a questa pratica sportiva sono la convinzione, la determinazione e la perseveranza, ricordando sempre che, nello sport come nella vita, raggiungere l’obiettivo dà la carica. L’allenamento è anche una palestra per l’autostima: permette di scaricare lo stress e di incrementare nell’immediato la positività del nostro mindset.

Qual è il prossimo sogno nel cassetto che realizzerai?

Penso che poter lavorare in una realtà genuina come Horsa sia già un sogno realizzato, soprattutto dopo aver fatto altre esperienze. Per il futuro il mio sogno è quello di proseguire su questa strada attraverso l’esperienza e la formazione, crescendo sempre con passione. Per il resto ho tanti desideri, ma non posso dirveli… altrimenti non si avverano!

Ci racconti di quella volta che…

C’è qualche aneddoto particolare, relativo agli esordi della tua carriera, che vorresti condividere con noi?

Ho imparato quanto fosse importante mantenere la calma in situazioni in cui non ho il controllo completo.

Quando lavoravo come utente finale mi proposero una job rotation nell’ambito sales; mi trovai davanti a un autotrasportatore che non parlava né inglese né altre lingue da me conosciute e aveva molta fretta. Non saprei dire neanche oggi come io ne sia uscita, ma sicuramente mantenere la calma mi ha aiutata.

Raccontaci di una sfida che hai affrontato che non avresti pensato di poter superare.

Una delle sfide più grandi è stata la partecipazione a SAP NOW in rappresentanza di Horsa per un digital talk in diretta con giornalisti Sky. Parlare in pubblico rappresentava una sfida, che però mi diede adrenalina e carica; la chiave fu pensare alla sfida come a un trampolino di lancio. Con questa prospettiva, qualsiasi sfida assume dei connotati completamente diversi. Una volta diretta riuscii inoltre a improvvisare la risposta a una domanda che non era in scaletta; mantenere la calma è stato, ed è tuttora, il mio mantra.

Cos’hai imparato da questo episodio/questi episodi?

Ho imparato che le sfide vanno sempre accettate, anche quelle che non si pensa mai di trovarsi ad affrontare. Il percorso, il viaggio non ancora fatto, può dare l’opportunità di superare se stessi con gli strumenti disponibili. Mettersi in gioco è fondamentale; non esiste nulla di facile o difficile ma solo cose che sai o non sai fare, e ciò che non si sa fare si può imparare. Bisogna ridimensionare le cose che si percepiscono come difficili.

Qual è, secondo la tua esperienza, l’aspetto più difficile del gestire le persone in ambito lavorativo?

L’aspetto più difficile è quello apparentemente più banale, ovvero la comunicazione: saper comprendere, ascoltare e trasmettere. L’empatia e l’ascolto devono essere aspetti base. Comunicazione efficace significa saper convincere, ma col significato che tale locuzione aveva in latino, ovvero “vincere insieme”.

Dicci di più

Alla luce delle risposte che hai dato, quale ritieni che sia la caratteristica più importante che dovrebbe avere chi ricopre il tuo ruolo?

Comunicare ed essere empatici sì, ma anche l’organizzazione e l’avere un approccio entusiastico alle novità. Ogni progetto è unico, ci sono persone diverse con problemi diversi e bisogna sapersi adattare. Credo inoltre che un pizzico di ironia e di leggerezza (che non è assolutamente sinonimo di superficialità) aiutino a prendere la giusta distanza dalle cose complicate, dai problemi; per me sono il segreto per il benessere delle relazioni e contribuiscono a creare un ambiente dove le difficoltà e l’impegno lasciano spazio anche a brevi e piacevoli momenti di svago.

Anche il sorriso, quindi, penso che sia una bella forma di comunicazione con la quale possiamo praticare la positività e trasmettere il buon umore oltre ad essere estremamente contagioso e creare empatia.

Qual è invece la caratteristica più sottovalutata di chi svolge il tuo lavoro?

Potrebbero essere sottovalutate, e date per scontate, l’organizzazione e la capacità di controllo. Non basta “sentirsi” organizzati; bisogna avere disciplina, regole e procedure da rispettare attentamente. L’organizzazione e la capacità di controllo fanno la differenza. Misurarsi è fondamentale.

Quando eri bambina, cosa pensavi di voler fare da grande? Quanto ti sei allontanata da quel sogno?

Come tutti i bambini si passano varie fasi; in famiglia, per esempio, facevo parte del filone razionale. Ho sognato di diventare allenatrice di pallavolo: avevo grande ammirazione per la mia allenatrice. Passato quel momento ho esplorato il sogno di avere un ruolo di responsabilità e organizzazione, che adesso ricopro e nel quale permane il senso di squadra che ho fatto mio nel periodo in cui praticavo regolarmente pallavolo.

Qual è il consiglio più importante che ti sentiresti di dare a una risorsa che si approccia oggi al tuo percorso professionale?

Lavorare in squadra senza essere protagonisti, la collaborazione, comunicazione tra colleghi. È un percorso che contiene molte soddisfazioni ma tante sfide e serve quel dinamismo di cui parlavo. Inoltre consiglio lo yoga per praticare la calma e lo spinning per allenare la determinazione!

Le parole delle Horsa Resources

Se dovessi associare 3 parole al mestiere del consulente, quali sarebbero?

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