Il gioco della scrittura: dall’intelligenza artificiale al sogno

Una delle attività che svolgiamo quotidianamente – per lavoro o per interessi personali, per restare in contatto con gli altri o creare un piccolo mondo isolato – è la scrittura. 

È quello che facciamo quando aggiungiamo una voce alla Redazione Partecipata o quando cerchiamo la soluzione sui motori di ricerca, oppure quando mettiamo mano al programma affinché i dati appaiano come richiesto. Una delle cose più interessanti è vedere quali siano i soggetti in grado di creare con le parole: non siamo più gli unici a produrre testi. Anche le macchine sono in grado di esprimersi come lo facciamo noi, o quasi, e i risultati raggiunti dall’intelligenza artificiale sono sempre più sorprendenti. In un interessantissimo gioco ci troviamo davanti a nuove possibilità e l’unico limite è la nostra curiosità, l’unica occasione concessa è essere sognatori, perché in fondo cos’è il linguaggio con cui ci esprimiamo se non un modo di interpretare la realtà? 

Sognare di scrivere, scrivere di sogni 

Se l’intenzione è quella di parlare di quel bellissimo e particolare gioco che è lo scrivere, questo stesso articolo non può che esserne una prova: è un esempio di comunicazione scritta, di un flusso di parole, di un percorso solamente indicato e che ognuno può fare proprio, sulla base di diverse esperienze, conoscenze, interessi, curiosità. E se questo fosse l’inizio di una storia, di un racconto, di una favola, alle parole ben presto si sovrapporrebbero sensazioni e immagini, suggerite da chi le scrive, da chi di fatto si limita a proporle, per essere poi accolte e valorizzate da chi le leggerà. Una delle regole del gioco della scrittura è proprio la diversità dei tempi: la discontinuità tra il momento in cui si scrive e quello in cui si legge, che avviene in seguito, nei modi e nei tempi scelti dal lettore, dagli infiniti e possibili lettori. È una forma di comunicazione indiretta, dove chi scrive non può conoscere il pensiero di chi legge, ma solamente cercare di suscitare interesse, far nascere emozioni, vivere dei sogni; dove chi legge può farsi guidare da chi scrive, dal proprio intuito, dalle aspettative, da ciò che leggendo è immediatamente riesaminato, con più o meno consapevolezza. Tutto questo può essere realizzato utilizzando tecniche e regole di scrittura, insieme alla propria ispirazione, emozioni e sogni, raccontati con parole e con immagini, visive o letterarie che siano. 

Il potere delle immagini ha senza dubbio grande rilevanza in tutti i testi, siano tecnici, letterari o poetici, basti pensare in quest’ultimo caso all’ampio uso delle metafore e delle allegorie da parte dei poeti: immagini e parole, emozioni e interpretazioni si fondono così fino a formare la descrizione di un sogno. Ecco, il sogno, questo desiderio di scrivere, di raccontare, di costruire, per gli altri o per sé stessi, di raggiungere nuove mete, letterarie oppure tecniche, perché, che sia il capitolo di un libro, la strofa di una poesia, il paragrafo di un articolo o la procedura di un programma, resta identico l’impulso a dare una forma, un senso, un significato alle parole, o ai codici di un’applicazione, e così generare qualcosa di nuovo, utile, interessante, coinvolgente. Il tentativo stesso di chiarificare e conoscere ciò che si avverte come ignoto spinge a creare, a plasmare quanto si ha a disposizione, con l’intento di andare oltre, cercando di raggiungere ciò che si desidera e che si sogna. 

Queste costanti trasformazioni non fanno che produrre un contenuto, un ordine: si esprime con la logica, con l’arte, un nuovo significato, una diversa emozione. E quando si scrive, quando si cerca il modo di raccontare, interpretare o reinterpretare la realtà, diventa protagonista assoluta la componente emotiva, nei reciproci ruoli di scrittore-lettore, creatore e fruitore, nel tentativo di creare e vivere emozioni, di valicare il confine tra la realtà e il sogno. 

Esplorando l’intelligenza artificiale 

Ormai è possibile creare testi tramite l’intelligenza artificiale, ottenendo risultati sempre più complessi e articolati. 

Numerosi e ancor più evoluti sono i tools a disposizione, come ChatGPT, Jasper, Copy.ai, Contents e tanti altri ancora, a partire da quanto offerto da Google nella sua gestione dei documenti, dove è possibile chiedere direttamente di scrivere la bozza di una lettera o una didascalia per i social media.  L’utilizzo più diffuso è come copywriter anche per il perfezionamento dei testi web e fornisce un prezioso aiuto per lavorare in ottica SEO, per l’ottimizzazione per i motori di ricerca. Le potenzialità sono evidentemente enormi, sconfinate; basti pensare al patrimonio immenso di testi a cui l’intelligenza artificiale può accedere in pochi istanti, raccogliendo informazioni, confrontando dati, suggerendo soluzioni e trovando risposte a qualsiasi domanda. L’algoritmo di ricerca è in grado di ricavare le correlazioni tra le singole parole, di riconoscere le frequenze statistiche e di creare equazioni con miliardi di variabili. I testi generati possono essere rielaborati, ampliati o accorciati, sulla base delle proprie esigenze. Quanto proposto resta in ogni caso fonte di ispirazione per una riscrittura personale, soprattutto per non incorrere in problemi di copyright, in una situazione legale ancora poco definita, dove il prodotto dell’IA non è protetto dal diritto d’autore e dove si rischia di copiare opere già esistenti. L’intelligenza artificiale può essere utilizzata come sostegno, come aiuto: in questo senso è senza dubbio uno strumento particolarmente valido, seppure con dei limiti. 

Il fatto curioso è che di questi limiti ne è a conoscenza; è stato infatti effettuato un test chiedendo a ChatGPT di rispondere alla domanda: “Scrivere testi con l’intelligenza artificiale: quali sono gli argomenti contro di essa?” e la risposta ottenuta è stata la seguente: “Uno dei principali svantaggi della IA nella generazione di testi è che tende a non avere ancora una comprensione del contesto e degli stati d’animo. Gli esseri umani hanno una capacità intrinseca di riconoscere sentimenti, significati, ragioni e interazioni interpersonali, ma questo interesse non può attualmente essere eguagliato. Pertanto, la IA può produrre un prodotto coerente, ma senza la capacità di interpretarlo. Un altro svantaggio è che la IA non solo è difficile da programmare, ma è anche molto costosa”. 

Insomma, gli strumenti stanno iniziando a essere piuttosto evoluti, ma occorre prestare attenzione per valutarne le possibili limitazioni. A tal proposito, ciò che maggiormente solleva preoccupazione, e incertezza, è la possibilità che l’intelligenza artificiale fornisca risposte ricche di inventiva nel momento in cui le si sottopongono quesiti per i quali non è in grado di dare soluzioni. Di conseguenza, ci si domanda quale sia il grado di verità delle parole generate dall’IA e quale l’attendibilità delle informazioni che fornisce. La situazione diventa ancor più peculiare se si pensa che è anche utilizzata per richiedere consigli di vita, per avere un confronto nell’attimo in cui devono essere prese decisioni personali. Sapere che l’intelligenza artificiale non ha un’adeguata sensibilità e che può offrire risposte troppo creative, corrette grammaticalmente e logicamente, ma non attinenti al contesto, porta con sé importanti conseguenze. Prima fra tutte la necessità di rendere sempre più consapevoli gli utilizzatori, con l’obiettivo di poter continuare ad adoperare quello che attualmente è uno strumento, consentendone il miglioramento in termini di resa e performance. 

Resta il fatto che esplorarne le caratteristiche, oltre a soddisfare la curiosità nell’approcciarsi a nuove possibilità, può aiutarci a trovare nuovi spunti, idee, fonti di ispirazione. Scherzandoci un po’ sopra: potrebbe essere il perfetto antidoto contro l’incubo della pagina bianca (ormai si può parlare dello schermo bianco) che ogni tanto incombe sugli scrittori. Inoltre, lo sviluppo e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa e delle reti neurali ci consentono di guardare da vicino una nuova mente che è sempre più determinante nella quotidianità, e nell’esplorarle, ci consentono di conoscere sempre più in profondità anche la mente umana, analizzando il funzionamento del linguaggio o il modo in cui si generano riflessioni e sentimenti o emozioni. Tuttavia, non sempre può bastare un’analisi che a suo fondamento ha studi statistici, matematici e di logica razionale, resta esclusa, almeno per il momento, la componente emotiva, la capacità umana di sognare. 

Può una macchina sognare? 

Se da un lato è vero che ciò che si ricerca è la prova empirica, che si predilige il dato scientifico, anche quando si parla di emozioni – quando si analizza la composizione del cervello per poter comprendere cosa queste siano e quale ne sia l’origine – rimane che non tutto può essere descritto con termini tecnici, formule e fatti. La stessa predilezione dell’intelligenza razionale, della riflessione scientifica sarebbe un modo di cogliere la realtà che ci circonda, non l’unico. Allora, dalla dicotomia uomo-intelligenza artificiale, potrebbe svilupparsi un’interessante altra via d’uscita da quelle che solitamente sono proposte da romanzi o film, da proiezioni statistiche e analisi. Se si esplorano i forum, si possono leggere commenti e impressioni sull’uso in generale dell’intelligenza artificiale e in particolare sulla generazione automatica di testi scritti, e si possono notare reazioni contrapposte: dalla curiosità alla diffidenza, dall’entusiasmo alla paura, dall’interesse al rifiuto a priori. 

Tutte reazioni naturali, suddivise tra chi si butta e chi si trattiene, normali in una fase di cambiamento dalle prospettive tanto potenti quanto ancora sconosciute, ma superato l’impatto iniziale, una strada percorribile può essere proprio quella di utilizzare questo nuovo strumento non per affidargli un compito, per automatizzare la creazione dei testi, per sostituire il ruolo dello scrittore con un’applicazione, quanto piuttosto per unire forze e capacità, fantasia umana ed elaborazione informatica per esplorare nuovi modi di raccontare e interpretare la realtà, nuove occasioni per creare storie, per immaginare il nostro futuro, con maggiore conoscenza, potenzialità, inventiva. 

E in questo percorso di arricchimento reciproco, di collaborazione tra l’intelligenza artificiale e la mente umana, chissà se sarà possibile arrivare infine alla condivisione dei sogni. 

In fondo, proprio il sogno di creare software sempre più elaborati potrebbe un giorno trasformare le macchine in esseri sognanti, e già oggi l’intelligenza artificiale è in grado di creare e proporre tutte le componenti oniriche, non solo parole, ma anche immagini e musica. 

In conclusione, potrebbe esserci un’altra opzione capace di avvicinare questi apparenti opposti: mente umana-intelligenza artificiale, un’alternativa che consenta di andare oltre all’immagine semplicistica di una sinergia uomo-macchina. Una strada ancora da costruire, che parte proprio dalla parola. Dalle lettere con cui si sta ora imprimendo questo pensiero, da nuove immagini che dovranno essere usate per cogliere ancor più scrupolosamente un affascinante cambiamento. Si tratta di rimettersi in discussione, di affinare le proprie riflessioni e parole per creare nuovi percorsi. 

Anche questo può essere un nuovo, intrigante, sogno, sapendo che di nuovi sogni non ne possiamo proprio fare a meno, anche perché, come ha scritto William Shakespeare, in La tempesta (atto IV, scena I): “Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita”. 

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