Probabilmente, scrivere un articolo sulla creatività potrebbe risultare vagamente poco creativo, così come potremmo definire poco originale la definizione secondo la quale, al giorno d’oggi, la creatività si pone alla base di tutte le professioni e la si porrà sempre di più.
D’altronde, a nostra discolpa, persino un sondaggio di IBM che ha coinvolto CEO di tutto il mondo, sancisce che la creatività sia in assoluto la caratteristica più ricercata in un leader, e la riprova della bontà di questa teoria sono le innumerevoli aziende nate dal pensiero di un intelletto estroso e innovativo.
Questo non vale soltanto per i leader o i CEO, vale per tutti i dipendenti a tutti i livelli. Innanzitutto perché l’automazione delega i compiti ripetitivi alle macchine e lascia libere le teste pensanti di immaginare nuovi processi di innovazione; in secondo luogo, è altrettanto vero che l’odierna complessità del business e delle sfide che ogni giorno ci vengono poste innanzi, ad ogni livello professionale, necessitano di riscontri originali a problematiche sempre più intricate.
Per provare a rispondere adeguatamente alle complicazioni in cui possiamo incappare quando ci approcciamo a un nuovo progetto, possiamo provare a mettere in atto, concretamente, alcune opzioni.
Ma prima di vedere nello specifico in che modo farlo, dobbiamo fare una premessa: nell’interessante libro Tomorrowmind, Gabriella Kellerman e Martin Seligman spiegano che l’intelligenza creativa si può distinguere in quattro tipologie di pensiero:
- Il pensiero di INTEGRAZIONE
Ci permette non soltanto di collegare concetti, ma di integrarli in un’unica grande teoria unificante. Un esempio significativo è quello di Apple, che, nel 2007, commercializzò per la prima volta iPhone, facendo convergere in un unico oggetto (integrazione) quei bisogni che l’utente, fino a quel momento, soddisfaceva usufruendo di device separati: Apple unì foto, video, musica e telefono in un unico, iconico, oggetto.
Anche nella storia dell’informatica e dei sistemi gestionali abbiamo, nel tempo, assistito a questo tipo di cambiamento: dagli applicativi implementati per le singole aree funzionali di un’azienda, si è passati a prodotti unici arricchiti da una copertura funzionale su tutta la mappa applicativa dell’organizzazione in grado di dialogare in tempo reale tra loro.
- Il pensiero di SUDDIVISIONE
È l’esatto contrario dell’integrazione e permette di modulare parti del tutto e trarre beneficio e utilità dalla divisione segmentaria e dalla sua conseguente intercambiabilità.
Pensiamo, per esempio, all’origine della catena di montaggio: prima della rivoluzione industriale un artigiano poteva realizzare un oggetto dall’inizio alla fine, ma quando fu introdotto il concetto di parti intercambiabili, ci si rese conto che queste potevano essere prodotte indipendentemente dall’oggetto intero e che sarebbero potute servire come componenti di un prodotto anche totalmente diverso da quello originario.
Un esempio più recente è quello dei computer quantistici che, applicando la fisica delle particelle, rispetto a un computer tradizionale usufruiscono di un aumento esponenziale della potenza computazionale grazie all’ubiquità dei qbit, i quali sono in grado di occupare posizioni diverse simultaneamente, rendendo quindi i processori quantistici infinitamente più veloci.
- Il pensiero INVERSO
Si dice che tendenzialmente, quando ci si focalizza su una figura, si distoglie l’attenzione dallo sfondo. Come nel classico detto “Can’t see the forest for the trees” — vedere l’albero e non la foresta — si usa porre l’attenzione sui dettagli piuttosto che sul contorno. Il pensiero inverso si riferisce invece alla capacità di spostare il fulcro dell’attenzione dal primo piano allo sfondo, riuscendo a cogliere dettagli indistintamente da entrambe le percezioni.
Un aneddoto molto significativo riguarda la nascita della tecnologia GPS: nel 1957 quando il programma spaziale sovietico lanciò lo Sputnik, il primo satellite a orbitare intorno al nostro pianeta, gli USA utilizzarono due punti distanti sulla terra per monitorarne velocità e posizione grazie all’effetto Doppler. Nel 1958 si comprese come questo approccio poteva essere applicato per lo scopo esattamente opposto, ovvero utilizzando dei punti nello spazio per seguire gli oggetti sulla terra.
In ambito informatico il pensiero inverso ha prodotto numerosi esempi virtuosi: tante sono le software house nate dall’emancipazione di divisioni IT interne a organizzazioni medio grandi oppure grazie all’ideazione e lo sviluppo di software implementati in seguito con successo in altre aziende.
- Il pensiero DISTALE
Indica, infine, la capacità di immaginare qualcosa di fruibile nel futuro ma che nel presente risulta impossibile da vedere: il mondo è pieno di esempi di geni creativi che, grazie al loro approccio visionario, hanno avuto successo mettendo a frutto la loro immaginazione.
Ma non è sempre detto che il mondo sia pronto alle innovazioni troppo futuribili: ad esempio, nel 1983, quando i personal computer stavano appena affermandosi e molto prima che l’accesso a Internet diventasse universale, David Chaum inventò il denaro digitale: la sua azienda inviò il primo pagamento elettronico nel lontano 1994. Ma ancora non esisteva l’ecosistema economico e tecnologico necessario a un’adozione diffusa della valuta digitale e l’azienda fallì nel 1998.
Abbiamo visto quali sono i quattro tipi di pensiero divergente e le loro caratteristiche fondamentali.
Ma in che modo si può procedere, a questo punto?
Cercando, in fase di progettazione, di valutare opzioni che soddisfino ognuno di questi quattro stili, esplorando strade diverse dal proprio approccio cognitivo.
Un modo concreto per provare a innovare il nostro modo di lavorare è porsi sempre delle domande: ad esempio, che tipo di pensiero creativo ci viene più naturale? E cosa succederebbe se provassimo a pensare in modo alternativo, uscendo dalla nostra comfort zone?
Se si lavora in team è molto probabile che ognuno abbia il proprio stile e possa apportare diversificazione: analizzare ogni opzione tenendo presenti i 4 stili di pensiero è un primo passo per integrare le idee e creare innovazione da pensieri divergenti.
Inoltre, può aiutare anche l’osservazione dei progetti portati già a termine dall’organizzazione: a quale categoria di pensiero creativo appartengono? Quali cambiamenti si sarebbero potuti apportare, ragionando attraverso il pensiero di integrazione oppure attraverso quello di suddivisione? Qualcuno ha suggerito accorgimenti, in merito all’eventuale prodotto in questione, in un’ottica di pensiero distale? E così via.
Possiamo agire in molti modi per analizzare un progetto, una criticità, un modus operandi consolidato, ma ciò che conta è cercare sempre di coltivare questi 4 tipi di pensiero creativo, anche quelli che naturalmente non ci appartengono.