La scrittura è un’attività svolta in solitudine, intesa non come fisica, o effettiva, ma di pensiero.
Si riflette da soli, si immaginano trame, storie, sviluppi, dialoghi, e poi si prova a riempire il video di parole: una volta si sarebbe detto il foglio, ma siamo tutti ben lieti di aver seguito un percorso che dalla penna d’oca ci ha portati a scegliere le lettere di una tastiera.
Restando sul tema computer, la scrittura di un programma, di un’applicazione, non si distanzia molto, come approccio, dalla composizione di un testo narrativo. La storia diventa l’insieme dei controlli, dei calcoli, dell’elaborazione dei dati, e ogni singola operazione rappresenta i dialoghi e le riflessioni dei protagonisti; le procedure, lo scorrere della trama e le sequenze dell’intreccio. E, soprattutto, l’obiettivo finale resta scrivere qualcosa di fruibile, di interessante, di utile e che possa piacere al destinatario finale: che sia un lettore o un utente di un sistema informatico.
Da questa considerazione nasce la domanda:
Ci sono altri punti in comune tra la scrittura narrativa e la programmazione?
Scrivere un romanzo, un racconto, un articolo, un programma, un’applicazione in una software house
Nello scrivere un romanzo, un articolo, e in generale nel proporre un testo per un pubblico vasto non conosciuto direttamente, l’autore cerca di proporre una storia, delle informazioni, degli spunti di riflessione, di produrre delle emozioni che coinvolgano il lettore.
Allo stesso modo, nella scrittura di programmi o applicazioni da distribuire, il programmatore cerca di produrre un software utile e, soprattutto nello sviluppo di App, accattivante, in grado di soddisfare le richieste dell’utilizzatore, che siano lavorative o di divertimento, che servano ad aumentare la produttività o come passatempo.
Le reazioni dei lettori e degli utenti possono essere quelle auspicate, ma possono anche andare oltre le aspettative, con la reinterpretazione delle storie e l’immedesimazione nei personaggi, l’approfondimento delle informazioni e il loro utilizzo effettivo. Insomma, reazioni che possono discostarsi, anche di molto, dalle intenzioni dello scrittore o del programmatore.
Per quanto riguarda i romanzi, può succedere che i lettori si appassionino a personaggi proposti come secondari o a sottotrame particolarmente coinvolgenti, oppure che apprezzino e concentrino la loro attenzione su particolari descrizioni o approfondimenti psicologici che l’autore aveva proposto solo per introdurre un nuovo capitolo, o motivare in dettaglio le azioni dei protagonisti.
Per rendersi conto delle differenze che ci possono essere tra quanto proposto dagli autori e la successiva rielaborazione, è sufficiente pensare alla reazione di noi lettori quando assistiamo alla trasposizione cinematografica o televisiva di un libro che abbiamo precedentemente letto. Ritroviamo personaggi diversi da come li avevamo immaginati, sia fisicamente che nel modo di agire, nelle espressioni, nella voce: questo perché ognuno dà a ciò che legge la propria interpretazione, la propria visione, mentre quella proiettata o trasmessa è filtrata dall’occhio e dai pensieri del regista, e degli attori.
Curiosamente, anche queste interpretazioni possono cambiare rispetto all’idea originale dello scrittore: basti pensare ad Andrea Cammilleri e al suo personaggio più famoso, il Commissario Montalbano, descritto nei suoi romanzi con baffi, tanti capelli e il viso segnato dalle rughe.
Che sia per volontà del regista o per scelte di produzione, ormai l’immagine che tutti abbiamo del Commissario ha il volto ben diverso di Luca Zingaretti.
Analogamente, una procedura informatica può essere utilizzata anche in ambiti diversi da quelli immaginati dal programmatore. Pensiamo, nel caso di riutilizzo del software, al richiamo del codice in una programmazione ad oggetti, a tutte le possibilità di utilizzo di una procedura open source, oppure all’esecuzione di un programma all’interno di un’applicazione ERP installata in aziende con un business completamente diverso tra loro.
Ad esempio, la stessa estrazione di dati può essere effettuata per un’azienda meccanica o una chimica, per società finanziarie come una banca o un’assicurazione, oppure erogatrici di servizi, od anche enti pubblici. Lo stesso report potrebbe così essere utilizzato concentrando la propria attenzione su alcune informazioni piuttosto che altre, sulla base della tipologia dell’azienda, andando oltre a quanto presupposto durante lo sviluppo. Se poi le stesse informazioni fossero fornite con un output gestito da un foglio di calcolo si aprirebbero le porte di scenari sempre più lontani dalla programmazione originale, con l’applicazione successiva di formule, filtri, totalizzazioni, grafici: insomma, con vere e proprie rielaborazioni del contenuto originale.
Il divenire della storia
Non è inusuale, anzi, sta diventando sempre più frequente, trovare al termine dei romanzi di recente pubblicazione un commento dell’autore che invita i lettori ad inviare commenti, pareri, recensioni sulla storia che si è appena terminato di leggere.
Si tratta di un’ottima possibilità di colloquiare tra autori e lettori, dando la possibilità a questi ’ultimi di fornire la propria reinterpretazione del racconto, la personale chiave di lettura, e così dare un contributo importante all’evoluzione della trama, nel caso di romanzi seriali, o comunque fornire nuove ispirazioni agli scrittori.
In ogni caso, sia che si crei questo circolo di commenti oppure sia che la reazione non venga esplicitata e messa a disposizione dell’autore, resta comunque vero l’assioma secondo cui chi scrive compie solamente metà del lavoro, l’altra metà è svolta da chi legge.
Se il protagonista di un’azione è chi la effettua, ne consegue che il protagonista di una lettura non può che essere il lettore stesso.
Possiamo fare una similitudine tra una partitura musicale e l’esecuzione di un musicista. Il compositore ha tracciato le note sullo spartito, immaginando espressioni, colori, variazioni, pause, cambi di tonalità, o di tempo, ma è il musicista a rendere vivi i segni sulla carta. Allo stesso modo, è quanto accade nella mente di un lettore, seguendo con gli occhi le pagine di un libro, a dare vita ai personaggi della storia, interpretando ogni singola parola, mettendo mentalmente in scena il racconto.
Anche su queste considerazioni ci possono essere analogie con la programmazione? Senza dubbio sì, a partire dall’utilizzo delle applicazioni: si può anche scrivere il miglior codice mai scritto prima, ma se non viene utilizzato da nessuno, se nessuno gli dà vita eseguendolo, resta un lavoro incompiuto.
E se l’esecuzione di una procedura ha dei confini ben delimitati dalla combinazione dei parametri con cui viene richiamata, i commenti sul suo utilizzo, magari su sistemi operativi diversi, con processori e dimensioni di memoria differenti, su reti più o meno performanti, versioni di database più o meno aggiornate, sono un valido strumento per i programmatori per individuare le aree di miglioramento del proprio software.
In generale, quindi, i post che si possono lasciare in rete, i blog, le recensioni, i forum, sono tutti strumenti che permettono ai lettori e agli utenti applicativi di inviare commenti personali, pareri, impressioni, critiche, manifestando così il proprio coinvolgimento, le reazioni, le reinterpretazioni. E queste reinterpretazioni, questi commenti sono molto utili agli autori ed ai programmatori per migliorare il proprio modo di scrivere. Se chi scrive eroga informazioni, sviluppa una storia, gestisce dei dati, chi riceve il risultato della scrittura, cioè il lettore, il fruitore, rielabora le informazioni ricevute, reinterpreta la storia, che di fatto non resta com’‘era, non è statica ma è in divenire.
La scrittura, insomma, non è un’attività unilaterale, e il suo percorso non termina certo con la parola fine impressa dallo scrittore, o dall’installazione di un’applicazione.
Anzi, è proprio quando le pagine si aprono o un video si illumina agli occhi di un lettore o di un utente, che quanto scritto prende vita, e raggiunge la sua vera ragione di esistere.
Di scrittura abbiamo parlato anche qui: Il gioco della scrittura. Dall’intelligenza artificiale al sogno